L'Armenia è la più antica nazione che abbracciò il cristianesimo. Ciò avvenne attorno al terzo secolo, quando un prigioniero cristiano di nome Gregorio (conosciuto dai posteri con il nome di Gregorio l'Illuminatore) salvò e convertì il sovrano Tiridates III; da questo evento seguì, in brevissimo tempo, la conversione di tutto il Paese.
Nella sua lunga storia, il cristianesimo armeno conobbe spesso persecuzioni da parte musulmana ma, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, subì un vero e proprio genocidio (il primo della lunga serie che ha insanguinato il Novecento), messo in atto dall'impero ottomano prima e dai Giovani Turchi poi, che si accanirono contro le popolazioni armene che da sempre abitavano il territorio comprendente la parte nord-orientale dell'attuale Turchia. La regione armena, cristiana in un impero di musulmano, era sempre stata malvista dal governo della Sublime Porta. La deposizione del sultano, compiuta nel 1909 dal partito ultra-nazionalista e modernizzatore dei Giovani Turchi, aveva fatto credere per un istante agli armeni che i massacri di cui erano regolarmente vittime avrebbero presto fatto parte del passato. Ma questa illusione si era presto dissipata: il governo dei Giovani Turchi, benché laico, non era più ben disposto della vecchia dinastia ottomana nei confronti di questa razza straniera che professava una religione detestata, aveva costumi incomprensibili ed esasperava la popolazione turca locale con la prosperità dei suoi commerci e della sua agricoltura.
I massacri iniziarono nel 1909 in Cilicia, dove vennero uccisi 30.000 armeni. Tra il dicembre 1914 ed il febbraio 1915, il Comitato Centrale del partito Unione e Progresso (diretta emanazione dei Giovani Turchi) decise la soppressione totale degli Armeni: si crearono all'uopo speciali battaglioni irregolari, detti tchetè, in cui si assoldarono molti detenuti comuni, appositamente liberati. L'eliminazione sistematica prese avvio nel 1915. Tra il 24 e il 25 aprile di quell'anno, 2345 notabili armeni vennero arrestati dalla gendarmeria turca con il pretesto di sventare un complotto rivoluzionario. I notabili armeni vennero subito uccisi, con il metodo abituale dell'Islam fin dai primordi: il taglio della testa. Al primo eccidio subentrò l'ordine di deportazione immediata dell'intera popolazione armena - uomini, donne, bambini - verso una destinazione lontanissima, in un'estate torrida, attraversando regioni assetate. Si era così decretata la distruzione di tutto un popolo, colpito per il solo fatto di essere cristiano.
Di indole pacifica, gli armeni si piegarono alla deportazione senza opporre particolare resistenza, dopo essere stati obbligati a vendere tutti i loro beni ai turchi per delle somme irrisorie. Chi non aveva ottemperato al decreto di trasferimento veniva freddamente assassinato dai gendarmi. Le immense masse di deportati che attraversavano il Paese trovavano in poco tempo la morte a causa della fatica e della sete; quelli che sopravvivevano venivano decimati da bande feroci di predoni curdi, la cui presenza lungo il tragitto era incoraggiata dal governo di Istanbul. Per affrettarne la fine, le autorità arrivarono a rinchiudere gruppi di armeni in cimiteri, senza viveri né vestiti.
La lenta agonia di un intero popolo, freddamente pianificata da un governo implacabile, sta tutta in questi numeri: uomini e donne che erano due milioni e trecentomila prima della loro via crucis, rimasero, al termine del calvario, in ottocentomila. Un milione e cinquecentomila erano caduti lungo il cammino, lungo l'amarissima «via dolorosa» che l'odio e il fanatismo avevano loro inflitto. Circa centomila bambini erano stati sottratti alle famiglie cristiane per essere allevati nella fede musulmana. Era stato eliminato quasi interamente un popolo il cui unico torto era quello di esistere e di avere una fede diversa da quella professata dagli altri sudditi della terra in cui viveva.
La caduta del regime turco alla fine della prima guerra mondiale e la seguente ascesa al potere di Kemal Ataturk non cambiò la situazione: il genocidio degli Armeni continuò e si concluse solo nel 1922. Nel 1986 la sottocommissione per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite ha riconosciuto ufficialmente il genocidio del popolo armeno.
di Vincenzo Merlo
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