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sabato 5 maggio 2007

Andrea Rivera andrà a San Remo?




A me è parso incredibile che il concerto per la festa del lavoro - già da tempo divenuto tutt'altro - potesse diventare anche l'ennesima occasione per dare addosso alla Chiesa, per di più in diretta Rai pagata dal contribuente.

Certo il Papa è un bersaglio facile: non risulta che faccia querele o chieda il risarcimento dei danni. Lo si può sbertucciare gratuitamente e con l'appplauso corrivo di un gran pubblico. A poco o a nessun prezzo si passa per moderni, laici e liberali. E magari anche per coraggiosi fustigatori del potere oscuro del Vaticano.

Il Papa non chiede ai suoi fedeli di andare a bruciare le sedi dei sindacati organizzatori del concerto, come invece facevano gli Imam di tutto il mondo arabo contro le ambasciate occidentali ai tempi delle vignette. Lo sprovveduto Rivera non sarà certo costretto a girare sotto scorta, come è accaduto al direttore del quotidiano danese che le pubblicò, per timore di qualche folle fondamentalista cattolico.

Siamo piuttosto propensi a credere che raccoglierà una certa notorietà dalle sue sparate - già radio e tv lo inseguono per un'intervista o un'ospitata - e magari alla fine ce lo ritroveremo a condurre San Remo.

La sua libertà di espressione non solo è intatta ma risulta rivalutata al borsino delle celebrità.

In tutto questo l'unica reazione visibile della Chiesa è stato un articolo di condanna del quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano. Un giornale che quelli che si sono scandalizzati non hanno probabilmente mai letto o comprato in vita loro.

A quanto si capisce dai commenti neppure questo sarebbe consentito alla Chiesa. Si è trattato - secondo molti - di una reazione esagerata, illiberale, censoria, indegna della Chiesa. Dal che si capiscono due cose: che la libertà di espressione vale per tutti, persino per l'ultimo dei comici, ma non per la bimillenaria esperienza dei cristiani e dei loro pastori. E che l'unica cosa degna della Chiesa è il silenzio e forse il martirio visti i tempi e le minacce che corrono.

Nella grande chiacchiera che imperversa e avvelena quest'epoca, tutto è diritto, tutto è dovuto, tutto dev'essere a prezzo di saldo. Vale per i funerali del povero Piergiorgio Welby come per tante altre cose che ci spettano solo perchè le vogliamo. Per questo alla fine ci meritiamo Andrea Rivera. E guai a chi lo tocca.

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