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venerdì 6 giugno 2008

Ahmad Al Baghdadi: “Il Papa non aveva affatto torto quando ha sostenuto che il pensiero islamico è privo di razionalità”

Dal CORRIERE della SERA del 5 maggio 2008, un articolo di Magdi Allam:
«Il Papa non aveva affatto torto quando ha sostenuto che il pensiero islamico è privo di razionalità». Per averlo scritto e aver dichiarato che «l'islam si è diffuso e si è imposto solo con la spada», nonché «la spada del terrorismo religioso pende sul capo di tutti coloro che affermano delle tesi divergenti», l'intellettuale e accademico kuwaitiano Ahmad Al Baghdadi è stato condannato a fine maggio da un tribunale del Bahrain a una multa di 370 dollari. Una condanna troppo mite, hanno denunciato i Fratelli Musulmani, e certamente lo è rispetto a quella del marzo 2005 quando la Corte d'Appello del Kuwait lo condannò a un anno di carcere con la condizionale e al pagamento di 6800 dollari. Lui, docente di Scienze politiche all'Università del Kuwait ed editorialista di diverse testate arabe del Golfo, aveva deciso di chiedere asilo politico in Occidente qualora la condanna fosse stata esecutiva ed ora ha reagito annunciando che continuerà imperterrito la sua battaglia a favore del pensiero laico e liberale e di denuncia dell'estremismo e del terrorismo islamico.
La riabilitazione dello storico discorso pronunciato da Benedetto XVI all'Università di Ratisbona il 12 settembre 2006 fu espressa da Al Baghdadi in un commento pubblicato sul quotidiano Al Ayyam del Bahrain il 24 ottobre dello stesso anno. «Il Corano contiene decine di versetti sull'uccisione e la guerra legittimanti il contesto islamico denominato la Jihad, così come sono incalcolabili i fatti e i detti attribuiti a Maometto sull'uccisione e il combattimento dei non musulmani, a cui si impone di convertirsi all'islam o di pagare la
Jizya, la tassa imposta ai non musulmani in modo umiliante, oppure di essere uccisi».
Al Baghdadi è convinto, secondo quanto dichiarato nel corso della trasmissione «Ida'at» diffusa dalla televisione Al Arabiya il 20 luglio 2005, che «non ci sono moderati in seno al movimento religioso islamico. Se li costringi a uscire allo scoperto, emergerà il fondamento del loro pensiero che è l'apologia della violenza». In quell'occasione sostenne che il pensiero islamico non recepisce i concetti dello Stato, della democrazia e della civiltà «perché noi non abbiamo la stessa storia e tradizione dell'Occidente. Cinquecento anni prima di Cristo loro avevano Aristotele e la Repubblica di Platone. Da noi neppure Averroè ha detto nulla di nuovo sulla libertà e la democrazia».
All'origine della sua prima condanna nel 2005 vi fu una sonora denuncia delle scuole e delle università islamiche che, a suo avviso, «sono diventate un covo di terroristi islamici». «Non voglio onestamente che mio figlio impari a memoria il Corano, non voglio che diventi un imam o che si metta a pregare nelle tende dove si fa apologia della morte.
Non voglio che studi le materie religiose a scapito della musica. Non voglio che segua le orme degli ideologi o dei terroristi islamici», aveva esordito, «voglio un figlio che aspiri alla pace e che ami il prossimo indipendentemente dal suo colore, razza o religione. Voglio un figlio che contribuisca a costruire, non a distruggere, la società. Voglio un figlio di cui essere orgoglioso per la sua conoscenza e per la sua razionalità, non per il suo oscurantismo ideologico». Al Baghdadi è un musulmano moderato che denuncia la violenza insita nell'islam del Corano e di Maometto e trasformata dagli estremisti islamici in una religione globalizzata che è riuscita a mettere radici anche in Occidente. Lui immagina che fuggendo in Occidente dovrebbe trovarvi riparo e sicurezza dai tagliagola e dai taglialingua che uccidono o zittiscono nel nome di Allah. Purtroppo non è più così, anche se l'Occidente stesso non ne è del tutto consapevole

giovedì 5 giugno 2008

Perchè la Germania non vuole l'Italia nel 5+2



Il ministero degli Esteri tedesco ha affermato di non favorire il nostro ingresso all’interno del gruppo di dialogo con l’Iran formato dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania. In questo breve articolo cerchiamo di capire brevemente le ragioni di questa mossa.
Con l’affermarsi dell’Iran a livello internazionale e soprattutto con lo sviluppo del suo programma nucleare, la comunità ha cercato di impostare un dialogo con Teheran per evitare che la situazione potesse degenerare. Accortasi presto della sua “illegittimità” , la suddetta comunità internazionale decise di includere la Germania nelle trattative.

La mossa aveva molte ragioni. Innanzitutto, Berlino si era appena opposta duramente alla Guerra in Iraq. Inserendola nelle trattative con l’Iran si sperava di ricomporre la frattura anche perché nonostante il suo tanto sbandierato europeismo, il sogno irrealizzato della Germania era un seggio permanente all’ONU. Invece molti creduloni pensavano che quel seggio sarebbe spettato all’Unione Europea.
La Germania ha fatto capire che non vuole l’Italia nelle trattative. Si badi che la ragione non è razzista. Il timore di Berlino è che elevando Roma al suo stesso livello, le ambizioni tanto europee che internazionali della Germania siano costrette a ridursi.

Già lo scorso anno la Merkel si era detta intenzionata a riavviare il programma spaziale tedesco. Per la cronaca, esso era stato lanciato da Hitler. Sta di fatto che a Berlino continuano a capire molto bene chi sono gli avversari e come eliminarli. La crescita del ruolo dell’Italia implicherebbe una sconfitta per la Germania, in quanto Berlino non sarebbe più il solo Paese ad essere aggiunto al Consiglio di Sicurezza. Di qui, non solo le sue mire all’ONU subirebbero uno schiaffo, ma anche la politica all’interno dell’Unione Europea verrebbe modificata. Ecco perché la Merkel ha sbattuto la porta in faccia a Roma.

Quando si parla di Europa, anziché tifare per il candidato ideologicamente più vicino, dovremmo tifare, come italiani, per il candidato più debole.

Il nostro Paese dovrebbe sviluppare una strategia volta a massimizzare la nostra posizione in Europa, prima, e a livello internazionale, dopo, sfruttando minacce, ritorsioni e alleanze tattiche.
Vedremo se la nostra classe dirigente sarà capace di tanto.

lunedì 2 giugno 2008

A.A. Cercasi urgentemente un fascista



Su tutti i giornali, su tutte le reti, in tutti i dibattiti, sulle strade c'è un continuo fiorire del termine “è fascista”, richiamandosi alla parole d’ordine antecedenti alla Repubblica. Da Verona a Ponticelli, dal Pigneto alla Sapienza, a qualsiasi atto di criminalità e di teppismo viene attribuita senza alcuna esitazione la matrice politica, anche quando gli stessi inquirenti la escludono con decisione. Ma tanto non importa, sono i fascisti, i topi di fogna tornati fuori dalle fogne, perché il centrodestra ha vinto le elezioni.

Soprattutto a Roma, perché lo smacco della sconfitta elettorale, dopo anni e anni di governo della sinistra, è davvero duro da digerire. Negli articoli spesso si omette di dire che i cinque di Verona erano bulli da stadio ventenni e solo per uno di loro sono state provate le idee politiche (ma poi, come si fa a dare del fascista a uno che è nato nell’88?); che a Ponticelli è stato un regolamento di conti patrocinato dai camorristi locali; che nel terribile raid del Pigneto non è stata riscontrata alcuna matrice politica (anzi il "capo del commando" è un guevarista convinto); che alla Sapienza il collettivo degli studenti della sinistra volevano impedire (e ci sono riusciti) che si tenesse un convegno della estrema destra sulle foibe.

Naturalmente la violenza va non solo condannata, ma duramente repressa sempre e comunque. Anche per questo bisognerà che la politica faccia capire subito e senza lasciare spazio ai malintesi che la legalità vale per tutti, delinquenti comuni, italiani, stranieri, destri, sinistri e di centro. Ma voler attaccare sbrigativamente etichette politiche, mutuate fra l’altro da un passato ormai lontano, non aiuta nessuno, se non chi cerca consenso elettorale cercandosi un nemico a mio avviso "inesistente". I criminali vanno descritti come criminali, dargli una matrice politica li mobilita, li fa sentire eroici, li fa sentire di parte, mentre non appartengono a nessuna parte, se non quella dell’illegalità. Tutti i giornalisti, tutti i politici, chiunque cerchi di fare minimamente opinione in questo Paese dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e smettere di cercare di riportarci in un clima di odio di parte, dal quale solo di recente siamo faticosamente usciti.
La sinistra se vuole essere credibile e ottenere un nuovo consenso deve puntare sul futuro, il rinnovamento e cambiamento. Il fascismo è finito, i fascisti non ci sono più da un pezzo...e i comunisti?

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