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venerdì 2 marzo 2007

Mesic sbaglia su foibe ed esodo.No alla Croazia all'UE

Dure critiche al presidente croato per avere contestato Napolitano: «Tito mise in atto una spietata pulizia etnica ai danni degli italiani»

Il presidente croato Stipe Mesic dovrebbe dimettersi per le sue dichiarazioni sulle foibe: Tito attuò la pulizia etnica ai danni degli italiani, con i quali Zagabria dev’essere solidale. La coraggiosa presa di posizione, assolutamente controcorrente in Croazia, è il riassunto dei passi più significativi di un articolo pubblicato da Globus, importante settimanale di Zagabria. Lo ha firmato il noto giornalista croato Denis Kuljis, dopo che Roma e Zagabria hanno ritrovato un’intesa al termine del braccio di ferro fra Mesic e Giorgio Napolitano sulle foibe e sull’esodo degli italiani da Istria, Fiume e Dalmazia alla fine della Seconda guerra mondiale.
L’editorialista di Globus chiede l’impeachment per il presidente croato e sottolinea che le parole di Napolitano - pronunciate il 10 febbraio, giornata del ricordo della tragedia delle foibe e dell’esodo, che fecero infuriare Mesic - sono sostanzialmente giuste. «Quella attuata dall’esercito di Tito nei territori del Friuli-Venezia Giulia nel dopoguerra è stata null’altro che pulizia etnica, eseguita spietatamente – scrive Kuljis - e con l’intento di eliminare la popolazione autoctona da quelle aree. Un certo numero di italiani è finito nelle foibe, altri sono stati affogati in mare, ma la maggior parte è stata avviata all’esilio con una combinazione tra politiche repressive e rovina economica. Il tutto nell’ottica della cosiddetta tecnica rivoluzionaria dell’espropriare l’espropriatore».
Kuljis spiega che nel 1910, nelle regioni fiumana, triestina, goriziana e zaratina, ben prima dell’avvento del fascismo, il 61% della popolazione era di madrelingua italiana, il 25% slovena e solo il 13,5% croata. «Dopo la guerra, e stando alle fonti croate, da quelle regioni i comunisti avevano cacciato 220–225mila persone (350mila per le fonti italiane), di cui 188mila dai territori ora Croazia», ricorda Kuljis. Il giornalista di Globus scrive che un destino simile, se non peggiore, toccò anche alla minoranza tedesca che viveva in Slovenia e nelle regioni della Slavonia e della Vojvodina, oltre a turchi e albanesi in Macedonia e Kosovo.
In tutto un milione di persone fu costretto ad emigrare da liquidazioni di massa, espropri e pressioni politiche. Un progetto pianificato dal regime di Tito, sottolinea Kuljis, piano di cui è doveroso parlare: «Non siamo noi i colpevoli per quanto perpetrato 60 anni fa, ci sentiamo invece solidali con gli italiani».
Il giornalista croato fa notare, inoltre, che al fianco di Mesic, come consigliere per la politica estera, c’è Budimir Loncar. Classe 1924, fedelissimo di Tito, che era croato, ricoprì in Dalmazia ruoli di rilievo nel Partito comunista e secondo Kuljic era il capo dell’Ozna, la famigerata polizia segreta a Zara e dintorni. Ultimo ministro degli Esteri della Jugoslavia, Loncar è oggi consigliere di Mesic: si comincia a capire lo scivolone anti-italiano della Croazia.

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