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mercoledì 7 marzo 2007

I TALEBANI LO SANNO


Il centro sinistra in Italia può fare la guerra solo a patto di non dirlo. È stato il caso dei Balcani e poi, per un breve periodo, anche quello dell’Afghanistan.

Purtroppo la guerra è difficile da camuffare: tutte le circonvoluzioni della politica che parla di pace, di ricostruzione, di peace keeping, di solidarietà, di umanitarismo vengono facilmente spazzate via dalla furia degli eventi. Assieme agli alibi per la buona coscienza: la conferenza internazionale o il mercato legale dell’oppio.

La guerra allora resta nuda e terribile: per farla e possibilmente per vincerla occorre guardarla negli occhi, riconoscere il nemico, essere leali con gli alleati, sostenere le proprie truppe fino in fondo.

Se non si è in grado di fare tutto questo, meglio lasciar perdere. Perché tenere sul campo i soldati vergognandosene o nascondendoli vuol dire esporli ad un rischio inutile e terribile. Vuol dire trasformarle in prede e in bersagli. Sta già accadendo, e due attentati mancati oltre al rapimento di Daniele Mastrogiacomo lo dimostrano.

Il governo ha preso la fiducia alla Camera sul decreto per il finanziamento alla missione in Afghanistan e ora attende, tra un paio di settimane, la prova del Senato. Sono in tanti, troppi, nella sinistra radicale a fremere per dare un voto contrario. Oggi questo desiderio è represso e bloccato dalla disciplina di governo, ma se nei prossimi giorni dovesse accadere qualcosa di drammatico, se la guerra dovesse mostrarsi col suo volto più sanguinario senza più modo distogliere lo sguardo, quella voglia potrebbe trovare l’occasione per esplodere.
Lo sanno anche i Talebani.

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