Alcuni dati dicono che l’Italia è al ventunesimo Paese al mondo dove si vive meglio. Il fattore penalizzante è la mancanza di opportunità. Da buon ragazzo di provincia mi verrebbe da dire: << Però il nostro è Paese dove si mangia meglio al mondo!>>. Basta aprire meglio gli occhi, cercare di uscire dalla comune mediocrità per capire che il mangiare è soggettivo e che non rappresenta un elemento rilevante di un buon vivere. La mancanza di opportunità è sintomo di un Paese bloccato, stagnante e senza prospettive. La questione è grave, non va trascurata. Senza opportunità viene a mancare il futuro. E’ come vedere un cane triste perché non riesce a mordersi la coda. I cani siamo noi giovani e le code rappresentano gli obiettivi che non riusciamo a raggiungere.
La nostra generazione è generalmente abituata ad un decente stile di vita, a volte viziata e non abituata al sacrificio. Bene o male, nessuno ha patito gli sforzi dei nostri genitori o comunque dei nostri nonni. I tempi erano diversi certo. Dopo la seconda guerra mondiale, negli anni 60 soprattutto c’èra voglia di crescere, di risorgere e di fare salti sociali. C’erano opportunità da sfruttare, si metteva tutto in campo e c’era voglia di lavorare motivati. Da qualche anno invece è tutto cambiato. La nostra economia non cresce più, aumenta la disoccupazione, il welfare state rischia di saltare e il nostro Paese ha un debito pubblico esorbitante. A livello finanziario il nostro è un Paese a rischio. I tassi d’interesse delle obbligazioni statali continuano ad aumentare a causa di aumento di rischio e quindi il nostro debito continuerà a crescere. Serviverebbe un rinnovo della macchina burocratica e dei servizi statali al fine di rientrare nella spesa. Purtoppo lo Stato ha sperperato troppo e ne è testimonianza il non ritorno economico. Il nostro è un Paese paralizzato. Ogni governo preferisce evitare riforme drastiche, non si può licenziare nessuno, non si possono toccare le pensioni…sostanzialmente non si riesce a rinnovare niente. Siamo in coma. Un mio professore di marketing aziendale mi ha insegnato: << In azienda, e anche nella vita, bisogna prevedere e risolvere i problemi prima che siano difficili. Prendi il difficile quando è facile!>>. Come dargli torto?
Ogni giovane cercando di guardare al suo futuro…cosa può trovarsi di concreto davanti? Chi entra in una mentalità clientelare, che io non esito a definire una “mafia inconsapevole“, un futuro ce l’ha. Ma chi non vuole piegarsi, che ha voglia di creare qualcosa e che punta tutto sulle sue qualità, che fa? Eccezioni a parte, un giovane davanti a se non trova nulla. Non c’è meritocrazia che abbia spazio tale da soddisfarne la domanda.
Da giovane che sono, sono circondato da coetanei demotivati, tristi e senza aspirazioni. Personalmente confesso che da poco mi hanno soffiato praticamente davanti agli occhi un posto di lavoro a tempo indeterminato a causa di raccomandazioni politiche. Ero il selezionato prima che subentrasse un potere esterno che decidesse chi era il più adatto a quel lavoro. Finalmente posso ammettere amaramente di essere un inculato del sistema.
La speranza non la voglio perdere di certo però ammetto di essere scoraggiato e con un arma in meno. Consapevole che il nostro Paese andrà in recessione, che gli assetti geopolitici stanno cambiando, che avrò difficoltà nell’appagarmi professionalmente tramite canali meritocratici e che probabilmente non crescerò i miei figli con lo stesso tenore di vita che i miei genitori hanno garantito a me, mi demotiva. Ci proverò comunque a cavarmela per quello che mi è possibile ma giuro che farei di tutto perché questo sistema malato cambi. Le rivoluzioni culturali non si fanno da soli. E’ la maggioranza che si deve organizzare ma il sistema elettorale e l’informazione non sono affatto incentivanti. La storia del cane che si morde la coda si continua a ripetere e ripetere…ma i cani sono cani, noi siamo umani, razionali e alquanto coglioni.
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