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martedì 17 gennaio 2012

Ecco perchè non ti do il lavoro


Leggete le motivazioni di questo imprenditore:

Potrei assumere 12 persone, ognuna con uno stipendio netto di 760€, non lo faccio. Vi dirò perché. Potresti lavorare per il mio service provider in un ufficio molto carino. Non si tratta di telemarketing o scam. Faresti un lavoro serio, per cui sono richieste molte abilità, 8 ore al giorno, solo nei giorni della settimana. Ti assumerei in regola, pagherei le tue tasse e i tuoi contributi. Potrei dare un lavoro del genere ad una dozzina di persone, ma non lo farò, e qui vi spiego perché.



Non assumerei donne:



La ragione è molto semplice: le donne fanno bambini. Non ho il diritto di chiedere se lei ne voglia o meno.


Non fraintendetemi, non ho nessun problema con le donne che diventano mamme. Io sono nato da una donna perché ha voluto essere madre e mia moglie stessa è madre dei miei figli. Non assumerei una donna perché quando rimane incinta, ha 3 anni di permesso per maternità, durante i quali non posso licenziarla. Se volesse avere 2 figli, l’assenza dall’azienda sarebbe di 6 anni.



Ovviamente, il lavoro deve essere portato avanti, quindi io dovrei assumere qualcun altro che lavori al suo posto mentre lei passa la sua vacanza. Ma non solo non potrei licenziarla mentre è via, non potrei licenziarla neanche una volta tornata. Quindi dovrei licenziare chi ha lavorato al suo posto per tutto il tempo.

Quando una donna torna a lavorare dopo il periodo di maternità, io sarei costretto per legge ad aumentarle lo stipendio al livello attuale della sua posizione. In più, dovrei concederle le ferie che ha accumulato durante il periodo di assenza. Quando finalmente torna a lavoro, inizierebbero per lei 2-4 mesi di vacanza completamente pagata.



Non assumerei persone sopra i 50 anni:



Non che abbia problemi con i professionisti con esperienza. Non li assumerei, perché sono molto vicini all’età protetta. E quindi rimarrei intrappolato, come nel caso di assunzione di una donna. Non si possono licenziare le persone in età protetta, quindi dovrei pagare lo stipendio e tutti i costi annessi anche se lui o lei non dovesse lavorare bene, o almeno a livelli accettabili.
Non potrei licenziare impiegati protetti, ma qualcuno dovrà pur fare il lavoro al loro post; e quindi dovrei assumere un’altra persona. A me va benissimo che siano protetti, ma allora io non li assumo.



Assumerei solo uomini di età compresa tra i 25 e i 50 anni:



Anche loro sono rischiosi da assumere. Se per una qualunque ragione (non guadagno abbastanza, o non mi piace come lavorano) volessi licenziarli, non ne avrei il diritto. C’è un altissimo rischio che ricorrano alla corte, e c’è un’altissima probabilità che vincano.



Mi costeresti 1572€.
Salario
Netto:
Salario
Lordo:
Costo
totale
State
markup:
€ 185 € 238 € 306 165%
€ 227 € 306 € 393 173%
€ 322 € 458 € 589 183%
€ 408 € 612 € 786 193%
€ 479 € 765 € 982 205%
€ 570 € 917 € 1178 207%
€ 760 € 1223 € 1572 207%
€ 950 € 1529 € 1965 207%

Questi sono dati precisi relativi al 2011, dalla calcolatrice di stipendi www.nettober.com. Come puoi vedere, il tuo salario netto di 760€ significherebbe per la compagnia un costo di 1572€. L’unico modo per rendere inferiore questo moltiplicatore x2 dello stato sarebbe pagarti di meno.
Ma non ti assumerei per meno, perché penso che non potresti avere una vita decente per meno di 760€. Diverresti presto depresso, distruggeresti la tua stessa vita, la mia azienda e infine me. Quindi, non ho intenzione di assumere nessuno per meno di questa somma.

Guarda questa tabella:

berkoltseg europa Ecco perché non ti do lavoro
Il grafico l’ho preso da un Deloitte study. Come puoi vedere, lo stato ovunque si porta via poco meno della metà del tuo stipendio. E’ fastidioso sapere che io pago più di 1500€, ma che tu ricevi meno della metà. Specialmente dal momento che ricevi le stesse cure mediche di chiunque altro, registrato con uno stipendio minimo.

Dovrei anche tenere in considerazione che per una persona di 35 anni sono previsti 25 giorni di ferie all’anno. Ciò significa 1 mese extra in cui devi essere sostituto da qualcun altro. Se avevo bisogno del lavoro di 12 persone, dovrei assumere 13 persone per sostituire chi, in ogni momento, è in vacanza.

Ma ti darei un lavoro nonostante tutto quello che abbiamo affermato finora.

Sono un imprenditore coraggioso. Un imprenditore prende rischi, quindi venderei il mio appartamento e traslocherei in uno in affitto. Prego che i 90.000€ ricavati dalla vendita siano abbastanza. Lancerei il mio business con orgoglio, e se non dovessi avere successo non mi piangerei addosso.

La mia compagnia offrirebbe un ottimo servizio, e ciò è impossibile senza condizioni di lavoro decenti. Assumerei 13 persone. Avrei bisogno costantemente di 12 persone a lavoro, più quella che lavora al posto di chi è in ferie. 14 persone, incluso me, lavorerebbero in un ufficio di 158 metri quadri, fornito di tutto il necessario e confortevole. Mi costerebbe 10€/m^2/mese di affitto, e 3.5€/m^2/mese in tasse, per un costo totale di 2133€ al mese.

Le mie spese mensili sarebbero così ripartite:

Ufficio: € 2,133
Stipendi: 13 x €1572 = € 20,436
Altre spese (marketing, etc.): € 3,058
Totale: € 25,627



Alquanto terrificante come bolletta mensile non credete? Questo è quello che dovrei pagare ogni mese, indipendentemente dal mio guadagno. Nei mesi buoni, e in quelli meno buoni. Nella stagione bassa estiva, e prima di Natale quando il lavoro è sempre poco.

La compagnia non potrebbe vendere più di 1000 ore/mese di servizio (mediamente). Quindi per raggiungere il mio break even point, cioè far sì che le entrate coprino i costi, dovrei fissare il prezzo a €25,627 / 1000 = €25 / ora. Ma il break even point non è abbastanza, dovrei anche avere qualche profitto.

Non sono bramoso o avido, per cui porrei il mio margine di profitto al 20% del prezzo. Ciò aumenterebbe il pezzo orario a €30, che significa trenta euro più iva, €37,5. Arrotondando verso il basso, fisserei infine il prezzo del nostro servizio ai clienti a €37/ora.

Di questi 37€, 7 andrebbero direttamente allo stato, 30 sarebbero ricavo dell’azienda. Sono una persona ottimista. Il nostro marketing andrebbe alla grande, i miei piani risulterebbero perfetti, avremmo successo a vendere di media 1000 ore di servizio al mese. Il business volerebbe, sarei felice con tutti i miei lavoratori, tutti lavorerebbero serenamente.

Questo genererebbe 1000 x €30 = €30.000 di ricavi.

€4373 sarebbero profitti. Potrei pagare a me stesso uno stipendio lordo di €2.446, il che costerebbe all’azienda €3.144. Dopodiché, il mio stipendio netto sarebbe di €1.521, quasi il doppio di ciò che guadagnano i miei lavoratori, e la compagnia avrebbe €1.229 di profitto lordo. Pagherei €122 di corporate tax, e la tassa locale sul business, 2% dei profitti, che significa €600. Alla fine, la compagnia avrebbe €507 al mese da poter mettere nel proprio conto bancario.

Quindi farei €1521 al mese, ma non dimenticate, che ho venduto il mio appartamento da 90.000€, e ho investito i soldi della vendita nella compagnia. Quindi dovrei pagare l’affitto di almeno €300, altrimenti sarei un senzatetto. Vivrei una vita modesta, non spenderei molto, perché al contrario dei miei dipendenti, lavorerei 12 ore al giorno tutti i giorni, anche nei weekends.

In questo modo potrei risparmiare €900 al mese, quindi il mio investimento di 90.000€ ritornerebbe dopo 100 mesi. Cioè ci vorrebbero 9 anni prima di riavere i soldi investiti nella compagnia, e potrei allora comprarmi un nuovo appartamento. Da quel momento non dovrei vivere con un budget limitato, non dovrei pagare affitti, e non dovrei necessariamente risparmiare altro. Fare la vita dell’europeo.

Sotto queste circostanza – spero sia comprensibile, non sento un urgente necessità di vendere il mio appartamento e investire i miei soldi in una nuova azienda.

Ma per 4 ragioni non lo farò definitivamente:

  1. La concorrenza vende lo stesso servizio, illegalmente, in circostanze pessime, chiedendo €9 all’ora. Semplicemente incassano i soldi, senza neanche pagare l’IVA. Non devono prendersi alcuna responsabilità, non ci sono assicurazioni, ufficialmente non fanno niente, non esiste nemmeno una traccia ufficiale e legale della loro esistenza. Non devono prendere un ufficio in affitto ed assumere un contabile. In questo modo con 5 ore al giorno possono facilmente guadagnare 1000€. Alzerebbero il dito medio di fronte alla mia offerta di lavoro per €760, nel quale non sarebbe loro permesso di lavorare male, e dovrebbero presentarsi in tempo ogni giorno e mantenere alti standard di professionalità. Non sarebbe loro permesso di truffare i clienti, e se lo facessero, verrebbero licenziati.
  2. La concorrenza farebbe campagne diffamatorie contro la mia compagnia. Dovrei affrontare la propaganda anti-capitalista, verrei visto come uno stronzo avido ed egoista che chiede €37 per un lavoro offerto da altri a €9. Sarei visto come un nemico del grande popolo ungherese, mentre altri lavorano onestamente per una frazione del mio prezzo…
  3. Molto dei miei dipendenti verrebbero a lavorare da me solo per imparare i segreti del mio business e rubarmi i clienti. Li attirerebbero promettendo loro stesso valore e qualità di servizio, ma ad una frazione del prezzo. Dopo avermi rubato abbastanza clienti, creerebbero deliberatamente uno scontro che mi porti a licenziarli. Così andrebbero dal giudice, affermando che io li abbia licenziati illegalmente, e vincerebbero la causa. Nel frattempo, lavorerebbero felici per la clientela rubata, che mi è costato una fortuna costruirmi. E, naturalmente, sarebbero offesi. Andrebbero in tutti i forums, dicendo a tutti che loro sanno di cosa stanno parlando. Non solo il mio servizio sarebbe troppo caro, ma anche la qualità una schifezza.
  4. Protestare per tutto questo non servirebbe, niente e nessuno mi darebbe alcun aiuto.
Ecco questo è fondamentalmente il perché non io abbia deciso di non dare lavoro. E credo che molti imprenditori che hanno provato a far partire un business, non continueranno nel tentativo per questi motivi. E questa è la causa prima per cui sempre più persone sono disoccupate, che quindi comprano sempre meno, il che vuol dire che pagano sempre meno IVA. Ecco perché ci sono sempre meno imprese decenti, e assumono sempre meno, pagano sempre meno tasse, per cui ci sono meno soldi pubblici per gli aiuti sociali, ed ecco in definitiva perché i servizi sociali assomigliano sempre più a campi di concentramento.
Ti darò lavoro solo se:
  1. Potrò licenziarti, quando e se lo voglio;
  2. Se l’IVA scenderà al 20%, meglio al 15%;
  3. Se lo Stato si porterà via “solo” il 30% dei miei guadagni;
  4. Se redditi più alti non saranno più esponenzialmente puniti;
  5. Se lo Stato si occuperà di punire la corruzione invece di chi da lavoro.
Finché queste cose non saranno cambiate, non ti darò lavoro. Finché lo Stato non stanerà la corruzione in ogni suo possibile aspetto, non farò partire un business, e non creerò posti di lavoro.

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Questa è una traduzione dell’originale post ungherese, “Tőlem ezért nem kapsz munkát ” pubblicato il 27 luglio 2011. Nonostante il successo ottenuto nella blogosfera ungherese – generando più di 90.000 “mi piace” su Facebook – niente è cambiato in meglio. Al contrario. Tutto è molto peggiorato. A tutti voi, lettori internazionali, qui 760€ di salario netto suonano come uno stipendio da sogno per la maggior parte delle persone. Anche i dottori in medicina guadagnano meno della metà, all’inizio della loro carriera. I prezzi invece sono uguali come ovunque.

mercoledì 4 gennaio 2012

Study of the Cross-border Nautical District between Molise region, Croatia and Albania




The Italian industrial structure, which is characterized by a widespread presence of small and medium size enterprises with strong and unique socio-economic ties with the territory in which they are located, has raised an interesting and intense economic and scientific debate to explain the success in organizing their production efficiently. The district model of organization of the industrial production has been from the 70s ‘the Italian solution’ to the impasse of the organizational and managerial model typical of the Ford-like large enterprise, which is characterized by a standardized demand met by mass production. Industrial districts and the concentrations of small businesses have supported the Italian economy to ensure on the one hand the presence in international markets in the fields typical of Made in Italy and, on the other hand, the visible characteristics of an alternative model of economic and social development. The territorial character of the investigation and the unambiguous identification of the areas of localization of the districts emerge as crucial elements in the transition from the theoretical specification of the sources of competitive advantages of the business district and its empirical verification.

This research is intended to offer an attempt to synthesize, on the one hand, the main theoretical contributions related to the theme of industrial districts and, secondly, the regulatory framework related to economic policies that promote local development of certain production areas. The aim of this study has been the identification and evaluation, in the predefined geographical area of the province of Campobasso, of specific quantitative and qualitative parameters of its local and well defined economy to verify the existence or not of a specialized production of excellence, which may have the features of an industrial district i.e. a local production system; the degree of openness to foreign markets of the production system locally identified, with a further empirical study aimed at analyzing its development potential. In this sense, it has been hypothesized the extension of the paradigm of the district to the field of regional shipbuilding, with a qualitative empirical verification of its theoretical assumptions by means of methods and tools borrowed from literature and the legally binding national, regional and community level.

This thesis, therefore, aims at providing in the first part the theoretical contributions at the base of the district; in the second part, it presents all the elements that have contributed to the design and establishment of the ‘Distretto dell’Eccellenza Nautica Molisana’ (District of the Marine Excellence of Molise); in the third part, the design that is still being set up of the "DEA: District Euro-Adriatic". This last project involves the establishment, preferably by the end of 2012, of the Cross-border Nautical District between Molise region, Croatia and Albania. A major challenge that could use EU funding to boost new business with a strong impact on employment, the re-launch of the maritime and touristic sector of Molise, Croatia and Albania
.


If you are interested in all work contact this address: santoronicola85@gmail.com

Paesi che hanno visualizzato il portale nel 2011



INDUSTRIA PETROLCHIMICA CINESE




Quali sono le caratteristiche del settore petrolchimico?

L'industria petrolchimica dispone di stabilimenti nella maggior parte delle province e delle regioni autonome cinesi; di rilievo quelli di Pechino, Shanghai, Lanzhou, Yueyang, Anqing e Canton. La produzione comprende fibre sintetiche, prodotti farmaceutici e materiale plastico. Una caratteristica dell'industria petrolchimica cinese è la presenza molto diffusa di piccoli stabilimenti che producono concime azotato utilizzando una tecnica di produzione, sviluppata nel paese, essenziale per mantenere fertili i terreni agricoli.

A quanto ammontano gli investimenti nel settore?

Nel 2010 le compagnie petrolifere cinesi hanno investito più di 13 miliardi di dollari per espandere la propria presenza in America Latina. Una penetrazione a suon di accordi commerciali e industriali per aggiudicarsi petrolio e gas naturale, che fa tremare l'egemonia americana nel «cortile di casa». Inoltre La Cina investirà 23 miliardi per costruire tre raffinerie in Nigeria grazie alla collaborazione tra la Nigerian National Petroleum Corporation (Nnpc) e la China State Construction Engineering Corporation Limited. La Cina ha intrapreso un’enorme campagna di investimenti nel mercato africano, difficilmente quantificabili in cifre, mostrandosi altamente competitiva alle tradizionali compagnie occidentali.

Dove operano le compagnie petrolifere cinesi?

Le compagnie statali cinesi operano in Venezuela, Brasile, Argentina, Ecuador, Perù, Colombia, Cile, Bolivia, Angola, Nigeria, Sudan, Gabon, Congo Brazzaville, Guinea Equatoriale, Mauritania, Niger, Kenya, Algeria, Libia, Somalia. Sembra così lontano il 1993, quando una sussidiaria della China National Petroleum (Cnpc) si aggiudicò i diritti per l'estrazione nel campo di Talara, sulla costa nord del Perù: la prima acquisizione energetica cinese nel continente. Oggi Cnpc, con la sussidiaria Petrochina, è impegnata in più di 90 progetti oltremare, tra cui pipeline per importare petrolio e gas naturale e abbassare nel prossimo futuro i costi di spedizione.

La Cina gode di rapporti privilegiati con qualche paese detentore di materie prime?

Il rapporto con il Venezuela in particolare vive il suo miglior momento da quando il presidente Hugo Chavez è alla guida del paese. Alla base di tutto c'è la join venture del 2007 tra Cnpc e Petroleos de Venezuela che ha preso parte al piano d'investimenti da 40 miliardi di dollari, con scadenza 2016, stabilito da accordi congiunti. Il paese latinoamericano, già diventato il primo fornitore di petrolio grezzo e raffinato e il terzo di idrocarburi, aumenterà ulteriormente l'export giornaliero verso la Cina.Nello stesso periodo, la Shanghai Petrochemical (Sinopec) ha rilevato per 2,45 miliardi di dollari le concessioni petrolifere nelle province argentine di Santa Cruz, Mendoza e Chubut di proprietà dell'americana Occidental Petroleum. Sinopec in autunno aveva già acquisito il 40% delle unità della controllata brasiliana della compagnia spagnola Repsol (con un accordo da 7,1 miliardi di dollari) aggiudicandosi lo sfruttamento di riserve offshore in Brasile. La Cnooc (Chinese National Offshore Oil), ha messo piede in Sud America nel marzo 2010 rilevando metà della Bridas, storica holding dell'energia di Buenos Aires, per 3,1 miliardi di dollari - e si era già aggiudicata una grossa fetta dell'argentina Pan American Energy, sborsando più di 7 miliardi di dollari per alcune quote di partecipazione di proprietà Bp. Infine, la ditta petrolchimica commerciale Sinochem nel 2010 ha partecipato al banchetto con 3 miliardi di dollari, rilevando dalla norvegese Statoil Asa il 40% dei giacimenti offshore nel grande Bacino di Campos al largo Rio de Janeiro, in Brasile.

Come mai la Cina riesce penetrare in questi mercati?

Le aziende occidentali sono disposte a cedere risorse in America Latina per almeno due motivi: le imposte elevate e le leggi per la tutela dell'ambiente. L'exploit cinese invece è protetto dal pieno appoggio delle agenzie di sostegno al credito dello stato, con China Development Bank (Cbd) e la Export and Import Bank of China (Eib). La Cina nel 2010 ha speso in totale 38,8 miliardi di dollari a livello globale per tutelare la propria sicurezza energetica, mantenere la crescita economica del paese e andare incontro al boom della domanda interna d'energia. Un altro punto a favore di Pechino negli accordi con i paesi sudamericani è il sostegno allo sviluppo locale con prestiti finanziari ai governi, costruzione di infrastrutture e investimenti in diversi settori industriali. Fatto stà che la «colonizzazione energetica cinese dell'America Latina» viaggia a pieno ritmo.


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